PAOLO CONTE

1. Questa Sporca Vita
2. Sono Qui Con Te Sempre Più Solo
3. Wanda
4. Sindacato Milardari
5. La Fisarmonica Di Stradella
6. Tua Cugina Prima (Tutti A Venezia)
7. La Ragazza-Fisarmonica
8. Onda Su Onda
9. Lo Scapolo
10. Una Giornata Al Mare
11. La Giarrettiera Rosa

RCA, 1974

 

Per coloro che sono usi crogiolarsi nell'equilibrio e nella raffinatezza dei lavori più tardi, queste registrazioni costituiranno un salutare scossone. Esse mettono a nudo l'originale e forse più robusto pilastro alla base della musica di Conte. L'evidente influenza di un "sentire" quasi folcloristico pervade tutta l'opera, non solo nella scelta degli accompagnamenti—i quali, dietro il pianoforte, si riducono spesso ad una fisarmonica o un violino—ma nella semplicità ritmica spesso espressa in tempo binario, di marcia, unitamente alla "rozzezza" vocale del neocantautore. Queste, dopo tutto, erano le sue prime esperienze di cantante e ci vorrà ancora un po' di tempo prima che comprenda appieno le limitazioni e le possibilità della sua voce. Di questo periodo Conte stesso dice: "non cantavo, ululavo".

La non sufficientemente affinata "tecnica di studio" dà un particolare colore ad alcune delle più famose e amate canzoni—come "La fisarmonica di Stradella" o "Onda su onda", già presenti in questo album—fino a sfiorare la mancanza di sensibilità. Un ulteriore segno della ancora incompiuta transizione da "compositore" a "interprete" è data dallo stile pianistico, spesso proposto come se egli stesse scrivendo una canzone con un accompagnamento in mente piuttosto che per evidenziare le risorse strumentali a disposizione. La povertà di mezzi, unitamente al piano che sottolinea semplici ritmi, potrà alle volte creare l'impressione di avere un metronomo attaccato alla testa.

Con queste apparenti limitazioni, perché allora il Paolo Conte del 1974 rimane uno dei suoi dischi più interessanti—e anzi, amabili?
Potrebbe avere a che fare con la pura e graziosa semplicità delle melodie di "Wanda" o "Questa sporca vita", così come può essere che, in fondo—ci piaccia o no—finiamo col trovarci d'accordo con una vecchia affermazione di Conte che il tempo bandistico della marcia è profondamente radicato in ciascuno di noi. Potrebbe, altrettanto legittimamente, essere dovuto alla terragna tenerezza dell'accento dell'Avvocato, fortemente incagliata nella zona. Se non questo allora c'è il fatto che, come da nessun'altra parte in Conte, nei primi due dischi siamo partecipi di una così spoglia bellezza, faccia a faccia con le semplici gioie e le disillusioni, i dolori, le prove e le difficoltà della vita provinciale, e più precisamente quelle di una piccola città del nord Italia. Intendiamo qualcosa che di certo non manca mai di commuovere ma che ha una risonanza del tutto particolare per quelli di noi che condividono un'analoga esperienza di vita.



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